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L'intervento della massoneria internazionale

in Dossier cit.

"Dal 1976 il massiccio intervento della massoneria internazionale e dei servizi ad essa collegati è un fatto documentato. Partì un massiccio e martellante attacco su tutti i temi e gli obiettivi del piano di rinascita: dall'ingovernabilità del costo del lavoro al conflitto tra pubblico e privato, al taglio della spesa pubblica, alla grande riforma. Il piano non si limiterà ad essere una somma di desideri né un ricatto gelliano. Al contrario esso diverrà un vero piano di azione e di governo"

Fallita la strategia delle bombe si dimostrerà molto più efficace il ricatto economico, mentre il terrorismo rosso brigatista offrirà occasioni molto più credibili per colpire a sinistra.

Nell'aprile 1975 il presidente della Fiat Gianni Agnelli si incontra col presidente della repubblica Leone al quale chiede di intervenire per ripristinare la governabilità del paese e delle fabbriche, altrimenti la Fiat sarebbe costretta a trasferire all'estero le proprie attività. Dopo la visita di Agnelli Giovanni Leone, eletto coi voti fascisti ma presentato da tutti come un presidente balneare, cominciò ad agitarsi. Incontrò il presidente del consiglio Moro, riunì il consiglio supremo della difesa e molti ministri. Leone avrebbe voluto inviare un messaggio alle Camere di netto contenuto politico ma, appunto per questo, Moro si oppose. La costituzione riconosce la possibilità da parte del presidente della repubblica di inviare messaggi alle Camere, ma impedisce che essi abbiano contenuto direttamente politico. Leone dribblò l'opposizione di Moro, rilasciando alCorriere della Sera (già controllato dalla P2) del 28 agosto 1975 una clamorosa intervista che venne pubblicata in prima pagina con titolo a otto colonne. Nell'intervista il presidente della repubblica lanciava un durissimo attacco agli scioperi, chiedendone la regolamentazione attraverso l'attuazione degli articoli 39 e 40 della Costituzione.Altre critiche di Leone furono per le "eccessive" rivendicazioni salariali, per la "piaga" dell'assenteismo e l'inefficienza dello stato; troppi ponti, troppe festività; la bassa produttività del lavoro spinge molti imprenditori a dirottare i loro investimenti all'estero. Nell'intervista presidenziale era contenuto un velato e mafioso messaggio nei confronti di Aldo Moro il quale, pur avendo "profonda intelligenza politica", non sarebbe riuscito a rendere efficace l'azione dell'esecutivo a causa dell'ingovernabilità e delle ripicche tra ministri.

In sostanza Leone tendeva a prefigurare una azione da repubblica presidenziale con contenuti che ritroveremo nel "piano di rinascita democratica". Appunto per questo l'intervista suscitò reazioni allarmate, i deputati del Psi Mancini e Caldoro dichiararono che qualora Leone avesse ripetuto gli stessi contenuti anche nel messaggio alle Camere che stava preparando, ciò avrebbe richiesto il rinvio del presidente all'Alta corte per attentato alla Costituzione. Il messaggio alle Camere verrà inviato nell'ottobre successivo, avrà contenuti molto sfumati e porterà anche la firma di Aldo Moro. Molto probabilmente, scontenti dell'esito, i padrini di Leone lo affonderanno nel successivo 1976, svelando i retroscena delle tangenti nel caso Lockheed.

La reazione dei padrini del resto dovette essere pari alla loro preoccupazione, infatti l'esperto di servizi segreti Giuseppe De Lutiis ha reso noto il ritrovamento di un documento riservato della Usib, l'ente che sovraintende alla raccolta delle informazioni segrete di tutti gli organismi informativi degli Usa, dalla Cia alla Dia, dall'Fbi alla Nsa. Il documento segreto si apre con una analisi allarmante delle elezioni amministrative italiane del giugno 1975, che hanno portato un avanzamento del Pci mai visto, e forti perdite della Dc. Il documento prosegue paventando il rischio che nelle prossime elezioni politiche il Pci possa diventare il primo partito al quale, secondo la prassi, verrebbe assegnato il compito di formare il nuovo governo. Tanto più, prosegue la Usib, che nella Dc vi sono dirigenti come il segretario Zaccagnini e il presidente del consiglio Moro, che si sono pronunciati per un'apertura nei confronti dei comunisti; e il segretario del Psi De Martino afferma che il suo partito non entrerà nel nuovo governo con la Dc qualora i comunisti vengano lasciati completamente all'opposizione. Gli Usa si dimostrano ancor più preoccupati della situazione italiana, a causa della situazione nel Mediterraneo là dove affermano: "A causa della ridotta attività della Nato in Grecia e Turchia, continuate ad informarci sulle possibilità di affermare la presenza della marina militare Usa in Italia e sulla possibilità di aumentare la quantità degli impianti Usa e Nato".

Nello stesso periodo all'interno della massoneria i settori di orientamento democratico, dopo l'unificazione e in conseguenza delle inchieste della magistratura, si rendono conto che il Grande oriente è nelle mani di industriali, finanzieri golpisti, mafiosi, servizi segreti, fascisti, prelati. Ed aprono lo scontro politico. Dopo alcuni iniziali successi, i massoni di sinistra nel 1976 vengono sconfitti ed espulsi, mentre la P2 di Gelli allarga enormemente la propria forza.

Dopo le elezioni del giugno 1976, in conseguenza della ulteriore avanzata del Pci, mentre Andreotti gestisce i governi di unità nazionale, i tempi per la unificazione politica del coacervo di forze che avevano operato durante la strategia delle bombe subiscono una netta accelerazione. Verrà elaborato il "Piano di rinascita democratica" che nel giugno 1981 viene sequestrato alla figlia del capo della P2. Si trattava evidentemente di un avvertimento di Gelli latitante a tutti quei settori di potere che avevano partecipato alla sua stesura nel 75-76. Sulla efficacia del messaggio non ci sono dubbi, considerando come successivamente Gelli fu fatto fuggire dal carcere svizzero, nel giorno stesso dell'insediamento del governo Craxi. I partiti ed i politici chiamati in causa dal piano hanno reagito affermando che Gelli da millantatore tentava l'ennesima truffa. Fatto sta che a partire dal 1976 il massiccio intervento della massoneria internazionale e dei servizi ad essa collegati è un fatto documentato. Sulla stampa e nella Rai, da parte dei numerosi giornalisti che risulteranno reclutati dalla P2 partì allora un massiccio e martellante attacco su tutti i temi e gli obiettivi del piano di rinascita. Dall'ingovernabilità del costo del lavoro al conflitto tra pubblico e privato, al taglio della spesa pubblica alla grande riforma. Il piano non si limiterà ad essere una somma di desideri né un ricatto gelliano. Al contrario esso diverrà un vero piano di azione e di governo extraistituzionale.